PROVA BERETTA SERIE 92

PROVA BERETTA SERIE 92

Un vero sempreverde del tiro operativo da combattimento o un manufatto irrimediabilmente antiquato? Quali prospettive di aggiornamento? Di seguito il resoconto di un esperimento di elaborazione coronato da successo condotto da Alessio Carparelli, fondatore di Tirooperativo.it

di G.Tansella

La Fabbrica d’Armi Pietro Beretta SpA si propone al pubblico come buon interprete di quasi tutti gli archetipi armieri tradizionali ma, tra le pistole semiautomatiche commercializzate, quelle appartenenti alla serie 92 sono senza dubbio le più famose.

Si tratta di alcune tra le armi corte più diffuse al mondo in ambito militare, di polizia e tra i civili tanto da aver conquistato, anche grazie all’aspetto accattivante, ruoli di primo piano sul grande schermo.

Articolo pubblicato in collaborazione con la rivista

In Italia “la 92” è in uso a diversi reparti dell’Esercito italiano, nonché alla quasi totalità dei reparti delle Forze dell’Ordine.

Sul mercato civile è proposta nelle versioni 98 e 96, rispettivamente in calibro 9×21 I.M.I (in qualche caso, all’epoca, 7,65 Parabellum) e .40 S&W. Attualmente la serie si compone di otto varianti che, nel loro insieme, rappresentano più della metà dell’offerta aziendale Beretta in fatto di armi corte. Non mancano edizioni speciali, più o meno elaborate, ma si tratta di prodotti le cui prospettive di utilizzo si sviluppano entro i limiti dell’attività collezionistica, ludica e sportiva.

Da parte americana invece, data anche la maggiore propensione a guardare al mercato non statale, si è invece intervenuti su particolari fondamentali al miglioramento della funzionalità operativa. Interventi poco vistosi ma tangibilmente efficaci.

Per comprendere il senso di tali opere è opportuno fare alcune precisazioni riguardo all’impiego operativo di quest’arma, completamente collaudata e conosciuta nei suoi pregi e nei suoi difetti.

L’affidabilità dimostrata nell’arco dei decenni, durante i quali è stata impiegata con successo nei contesti più impegnativi, ci permette di affermare che la 92 abbia ben pochi punti deboli. Il più noto di questi riguarda la funzionalità ergonomica del gruppo di sicura della variante FS, quella più diffusa a livello istituzionale e non solo. Ci riferiamo al caso, accertato sia in fase di prova che, purtroppo, in combattimento, di inserimento involontario della sicura durante lo scarrellamento manuale. Le geometrie dello scatto invece,  benchè spesso lo stesso sistema DA/SA sia stato ingiustamente criticato, sono invece considerate da chi scrive pienamente all’altezza dei compiti operativi ma, come per tutti i prodotti di serie, migliorabili.

DESCRIZIONE TECNICA

L’arma di base a nostra disposizione è una 98 FS Inox, differente da quella standard solo per la copertura superficiale.

Beretta 98 Inox elaborata. Si nota la presenza della leva a basso profilo Wilson Combat.

L’indagine sulle possibilità di elaborarla sono state dunque orientate in modo preciso: miglioramento del sistema di sicura assunto ad obiettivo di importanza primaria e, a seguire, ricerca di soluzioni in grado di rendere più agevole, sempre in previsione di un utilizzo operativo, la gestione dello scatto sia in doppia che in singola azione. In parallelo si è prestata attenzione ai componenti di interfaccia con la mano forte: guancette e sgancio caricatore. In ultimo si è deciso di sostituire tutte le molle originali ed il cane.

Gran parte dei componenti acquistati è di produzione Wilson Combat, nome importante della scuola armiera statunitense.

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L’acquisto è stato effettuato presso l’armeria Arco & Frecce, che ringraziamo per la disponibilità

https://www.arcoefrecce.it/default.aspx

Il primo articolo montato è stata la leva di sicura ambidestra ad ingombro ridotto, che si è ottimamente comportata in sede di prova.

Stessa scelta per il cane, del tipo scheletrato, che garantisce maggiore velocità di percussione.

Gli altri componenti sono tutti marchiati Wilson Combat.

Si tratta, nella fattispecie, di uno “Short Reach Steel Trigger”, grilletto conformato in modo da ridurre lo spazio di reset; uno “Spring Kit” composto da due molle di recupero (Recoil Springs), una da 15 e l’altra da 10 libbre di resistenza alla compressione, una molla del percussore (XP Firing Pin Spring) ed una molla per cane (Hammer Spring) da 18 libbre.

 

Stessa scelta per l’asta guidamolla (quello delle ultime versioni di serie è a base polimerica tecnica) e il comando di sgancio caricatore, modello “Extended Magazine Release”.

Per le guancette si è optato per delle “VZ Grips” sintetiche con profilo “golf”, molto grippanti.

I TEST A FUOCO

Considerata la complessità del protocollo di prova si è deciso di sfruttare un campo di tiro privato, che nel tempo abbiamo opportunamente attrezzato predisponendo al meglio gli scenari di simulazione di un contesto prettamente operativo.

L’arma in prova è stata confrontata con altri prodotti concettualmente più moderni.

Le munizioni prescelte per i test erano di tre tipi: commerciali Fiocchi “Top Target” 9×21 IMI con palla LRNCP da 124 grn e tipo ordinario LRNCP d 123grn; munizioni assemblate con componentistica eterogenea per per verificare l’affidabilità dell’arma in ogni condizione di alimentazione.

Nella fase preparatoria, incentrata su manipolazioni in bianco in modo da prendere confidenza con l’arma dal punto di vista ergonomico, è stato già possibile notare differenze, anche macroscopiche, rispetto alla configurazione di serie, soprattutto per quanto riguarda lo sgancio caricatore, le cui dimensioni agevolano l’azionamento ad una mano e, al tempo stesso, il porto in fondina occultabile.

La sessione a fuoco si è aperta con una serie di manovre di tiro mirato a 5, 12,5 e 25m.

 

Nunzio Buzzanca esegue dei tiri mirati. In questa fase è avvenuto il primo inceppamento: una mancata espulsione dovuta all’esplosione di un colpo a bassa pressione abbinato al montaggio della molla di recupero da 15 libbre, più adatta a munizionamento commerciale e militare.

In questo contesto l’arma ha dimostrato di essere particolarmente precisa nel tiro mirato, sia scattando in doppia che in singola azione.

Subito dopo ci si è spostati allo stand allestito per il tiro in movimento, eseguendo esercizi di tiro rapido con cambi caricatore e simulazione degli inceppamenti, finalizzati a verificare la funzionalità dei comandi dell’arma come anche l’ergonomia e la versatilità degli organi di mira in questa situazione.

 

Tanto la catena di scatto quanto la linea di mira e l’ergonomia della silhouette dell’arma hanno dimostrato di essere ben adatte al dinamismo del combattimento. Le manipolazioni di carico sono molto intuitive ed anche il pulsante di sgancio del caricatore maggiorato è di dimensioni adeguate, così come la forza della molla che impedisce sganci accidentali.

Le forme dell’arma sono lineari e questa è ben bilanciata, il che consente una solida impugnatura del carrello se si esegue una manovra di espulsione della cartuccia inesplosa (missfire, stove pipe).

 

   

In questa fase si è verificato l’ultimo inceppamento: un impuntamento dell’ogiva in camera di cartuccia, cui sono seguite le manovre di emergenza, sempre in movimento.

Sono risultati evidenti anche i limiti ergonomici dell’impugnatura: la vecchiaia ha il suo peso. Si tratta di una versione standard senza possibilità di modifica.

Sembra invece non risentire degli anni il sistema di mira cui si deve ricondurre, dal nostro punto di vista, la silhouette del carrello, da acquisire per il tiro istintivo.

La tacca di mira originale è ben visibile grazie al contrasto tra la tacca di mira, brunita, ed il mirino lucente.

L’esercizio successivo, effettuato utilizzando un manichino balistico, prevede l’estrazione da fondina, l’ingaggio rapido, l’allontanamento a 3m. Il fine è di verificare l’efficienza del binomio arma/fondina, la bontà del disegno dimensionale, del bilanciamento complessivo e dell’impugnatura. In questo caso il comportamento dell’arma, abbinata ad una fondina selezionata è stato ottimo, a prova dell’eccellente disegno.

 

 

Il penultimo esercizio era quello dei tiri dietro copertura alta, media e bassa, quest’ultima costituita da un autoveicolo. L’obiettivo era quello di verificare anche qui l’efficienza ergonomica come anche la bontà degli organi di mira.

  

In questo caso l’impugnatura è risultata solida e molto intuitiva nella presa e questa circostanza è stata particolarmente apprezzata poichè, unita ad un perfetto bilanciamento, agevola manovre di punteria e tiro anche nelle posizioni più estreme.

Ultimo esercizio quello del tiro rapido di quindici colpi da posizione statica. Si voleva, in questo caso, verificare l’efficienza della catena di scatto, con particolare riferimento alla pre-corsa ed allo spazio di riaggancio del grilletto: il tempo più lento è stato di 3,46”, quello più rapido di 2,97”, per una media di 3,17”.

Matteo B. verifica, eseguendo dei tiri in rapidissima successione, l’efficienza della catena di scatto.

I risultati ottenuti, analizzati parallelamente a quelli derivanti dalle prove precedenti, ci permettono di pronunciarci favorevolmente in relazione alla particolare configurazione del sistema di scatto.

Il nuovo pacchetto e la sostituzione del cane sono intervenute solo marginalmente nella riduzione di peso, rendendo lo scatto molto più pulito e lineare. Il peso complessivo dello scatto in doppia azione è di circa 4,100 gr – 9 lb (precorsa 3,990 gr – 8,8 lb), valore perfettamente adeguato alle esigenze operative. Il peso della trazione in singola azione, invece, scende a circa 2,100 gr – 4,6 lb (precorsa 0,850 gr – 1,87 lb), il che rende lo stacco tra la prima parte della corsa e quella di efficacia piuttosto pronunciata, riuscendosi ad annullare agevolmente ed intuitivamente. Lo sgancio è corto e secco. Il riaggancio della catena di scatto (reset) è molto breve e ben percettibile sia al tatto che a orecchio e, con un po’ di allenamento, è possibile esplodere serie di colpi molto velocemente.

Dal nostro punto di vista la lezione appresa da questo esperimento consiste nella certezza che si può aggiornare questo prodotto maturo portandolo allo stesso livello funzionale, versatilità esclusa, dei più moderni prodotti armieri. Risolto completamente il problema relativo alla sicura abbatticane ma, benchè pienamente soddisfatti, alla fine è stata decisa l’istallazione di un pacchetto “G” standard di produzione Beretta, la cui unica funzione è di abbatticane che, grazie all’azione di una molla, si disinserisce automanticamente ogni volta che è azionato. Un livello di sicurezza ancora maggiore pensando all’attuazione di procedure reattive.

Lasciamo la valutazione finale dell’esperimento ad Alessio Carparelli, il più autorevole ad esprimersi:

La vecchia signora non muore mai. Questa versione spicca per la presenza di una serie di modifiche sostanziali. Il tutto ha dato una linfa nuova a questo leggendario strumento, consentendogli di aggirare una parte indicativa delle critiche del mercato. Rimangono inalterate le sue doti di robustezza, semplicità, affidabilità e sicurezza: caratteristiche fondamentali per un’arma da combattimento che ha segnato la storia di alcuni eserciti nelle battaglie degli ultimi venti anni e delle forze dell’ordine italiane e straniere.

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