LA PULIZIA DELLE ARMI AD AVANCARICA

LA PULIZIA DELLE ARMI AD AVANCARICA

L’argomento della pulizia delle armi ad avancarica è uno dei più affascinanti poichè, compiendo queste operazioni, si favorisce la conoscenza degli strumenti di tiro. Con le armi a polvere nera c’è però un’ottima motivazione per studiare bene l’argomento: dall’accuratezza della pulizia dipende la conservazione ottimale o un grave deterioramento delle armi.

di G.Tansella

PULIRE PER APPRENDERE

Come abbiamo già anticipato vi sono ottimim motivi per dedicarsi alla pulizia degli strumenti di tiro e, accanto a quelli apparentemente più concreti, che riguardano la protezione delle parti metalliche dal rischio di corrosione, vi sono quelli, non meno importanti, relativi all’acquisizione di conoscenze fondamentali in materia di tecnica costruttiva e relative tecniche d’utilizzo.

Pulire, in via schematica, vuol dire smontare; smontare vuol dire studiare e maneggiare un oggetto complesso come lo può essere un’arma; studiare e maneggiare vuol dire conoscere, conoscere vuol dire guadagnare in sicurezza, per se stessi e per gli altri.

Non bisogna tuttavia tralasciare un elemento fondamentale ogni volta che si maneggia un’arma: la prudenza.

Prudenza vuol dire umiltà. attenzione, sensibilità, ordine, tranquillità.

Con al giusta predisposizione d’animo l’uso delle armi garantisce grandi soddisfazioni; senza è meglio che le armi rimangano nel luogo di custodia, in attesa del momento più appropriato per il maneggio e l’uso.

PERCHE’ E’ IMPORTANTE LA PULIZIA?

Già in fabbrica, prima di essere confezionate, le armi vengono sottoposte a trattamento conservativo in modo tale da poter ben resistere ad agenti atmosferici quali l’umidità e le nebbia salina.

Questa precauzione, volta a preservare la perfetta integrità dell’arma durante il trasporto e la conseguente giacenza nei magazzini delle armerie, rende necessario praticare il primo trattamento di pulizia quando ancora lo strumento di tiro non ha sparato ma specifichiamo che tale affermazione non tiene conto dei test che si effettuano, su ogni esemplare commercializzato, presso il Banco Nazionale di Prova di Gardone V.T.

I residui delle sostanze conservative, che spesso non sono altro che dei grassi di origine vegetale o sintetica, potrebbero infatti venire a contatto con la polvere nera alterandone in modo anomalo le capacità piriche e provocare, di conseguenza, dei malfunzionamenti.

La prima sessione di pulizia, ci teniamo a puntualizzare, è ovviamente diversa da quelle che si effettuano dopo le sessioni a fuoco e non contempla, per esempio, l’utilizzo dell’acqua.

Per portarla a compimento basta dunque eseguire lo smontaggio dell’arma secondo quanto indicato dal manuale del fabbricante e la successiva eliminazione del grasso tramite l’utilizzo di stracci e, se si vuole, di apositi solventi altamente volatili la cui composizione chimica deve sempre essere compatibile con quella del materiale trattato.

Personalmente, ad esempio, ci troviamo bene imbevendo alcune pezze da pulizia con dell’alcol.

La seconda pulizia invece, quella che si effettua dopo aver sparato, è di fondamentale importanza per assicurarsi della perfetta conservazione dello strumento di tiro, premesso che a seconda dell’arma utilizzata si rende necessario, ciclicamente, durante la stessa sessione a fuoco, una sommaria pulizia “a secco” della canna e di alcuni altri componenti fondamentali.

La combustione della polvere nera, soprattutto se non contenuta in un bossolo metallico, comporta un più o meno accentuato accumulo di residui la cui presenza, se trascurata, può ostacolare nell’immediato le operazioni di innesco ed il movimento di alcuni meccanismi (soprattutto nei revolver); nel lungo periodo la conservazione stessa delle parti metalliche, esposte ad un grave pericolo di ossidazione e corrosione.

Uno dei componenti fondamentali della polvere nera è infatti il nitrato di potassio che, essendo di fatto un sale, ha altissime capacità ossidanti. Sottolineiamo poi che non essendo al combustione della polvere nera completa al 100% i residui sono sempre altamente dannosi per i metalli con cui vengono a contatto.

Dopo un accurato lavaggio lo strumento di tiro deve essere nuovamente trattato con sostanze conservative ed ogni sessione di tiro vede ripetute, in ordine, per varie pratiche di pulizia.

Solo rispettando un adeguato codice d’uso le armi si conservano bene e possono ritenersi di sicuro utilizzo.

LO SMONTAGGIO

Le armi di concezione moderna sono generalmente assai facili da pulire e, proprio in quest’ottica, sono composte da gruppi meccanici che formano vere e proprie unità funzionali tali da permettere uno smontaggio c.d. “campale”, che minimizza la complessità dele operazioni di pulizia e manutenzione, il bisogno di attrezzi, i rischi che vengano perduti dei componenti.

Una gran comodità per operare, appunto, direttamente sul campo.

Le armi a polvere nera, appunto perchè concepite molto tempo prima, possono essere certo un po’ più complicate da smontare ma i livelli di difficoltà a cui ci riferiamo, che variano peraltro da modello a modello, sono tali da poter essere agevolmente superati da chiunque possieda un minimo di pazienza, metodo, attrezzatura.

Anche le armi a polvere nera inoltre possono essere assai semplici da smontare ma esiste una precisa ragione per cui viene sempre consigliato uno smontaggio completo, opportunamente descritto nei manuali d’uso delle aziende più serie: l’assenza del bossolo metallico.

La funzione di questo elemento importantissimo delle munizioni appunto dette “metalliche” non si limita alla realizzazione di un sistema di lancio completo di proiettile, propellente ed innesco ma permette, in fase di sparo, l’ottimale espulsione dei gas di sparo, che in massima parte vengono incanalati nella bocca da fuoco.

Nelle armi che non utilizzano il bossolo una piccola quantità dei gas di sparo si insinua fin nei più piccoli interspazi dello strumento di tiro, e con questi, i residui di polvere.

Poichè come abbiamo già affermato un’accurata pulizia è indispensabile lo è altrettanto lo smontaggio dell’arma.

Senza occuparci della pulizia dei revolver, a cui dedicheremo un apposito intervento editoriale, cercheremo di descrivere in modo abbastanza accurato il metodo corretto per smontare le armi ada avancarica, adottando quale riferimento nozionistico il manuale d’istruzione prodotto dalla Fabbrica d’Armi Davide Pedersoli, una delle aziende leader del settore.

La maggior parte delle armi ad avancarica è relativamente semplice da smontare e le unità funzionali di cui sono composte sono essenzialmente il gruppo canna-culatta-focone (porta-luminello per quelle a percussione), l’acciarino, la calciatura, il pacchetto di scatto.

Di queste parti la canna è senza dubbio quella che necessita di maggiore attenzione nella pulizia.

La tecnica di smontaggio è differente a seconda del tipo.

Per le canne con vitone di culatta solidale alla codetta di incasso occorre prima rimuovere, se presente, la bacchetta di pulizia, svitare la vite o le viti di incasso montate sulal codetta e rimuovere gli elementi di tenuta canna-calcio, costituiti da pratiche chiavette inseribili e disinseribili a mano o da spine da ribattere con un apposito utensile.

Le canne con vitone provvisto di rampone ad uncino inserito in un apposito incasso della codetta è invece sufficiente agire su chiavette e spine e, in ultimo, sfilare la canna impugnandola dalla parte della volata da spingere poi verso l’alto.

L’operazione di smontaggio del vitone di culatta dal tubo di lancio è semplcie e delicata al tempo stesso e, per tale motivo, si possono utilizzare dei piccoli trucchi per garantire la correttezza del rimontaggio dei pezzi.

Prima di tutto occorre smontare il luminello e l’elemento che lo ospita nelle armi a percussione; la “vite focone” delle armi a pietra focaia.

Quando si tratta, in generale di separare due elementi accoppiati con sistema a vite è buona norma, prima di tutto, realizzare dei riferimenti visivi di corretto montaggio.

Prima di svitare il vitone è inoltre necessario bloccare la canna in morsa adottando le cautele necessarie a scongiurare graffi e rotture, ponendo tra il pezzo bloccato e le ganasce della morsa degli elementi sagomati in legno, piombo o sughero.

Anche la manovra di smontaggio deve essere praticata con attenzione, seguendo bene le istruzioni ed evitando l’uso eccessivo della forza quando si rimontano i pezzi.

Gli altri elementi si smontano, sempre se il produttore lo indica come necessario, con l’ausilio di un semplice cacciavite e caccia-spine.

IL LAVAGGIO

Il lavaggio delle parti metalliche si effettua utilizzando della semplice acqua tiepida, il cui potere disgregante dei residui di sparo è ottimo di per sè ma può essere ancor più aumentato sciogliendo nell’acqua del sapone o degli appositi detergenti.

Per lavare le lunghe canne dei fucili, che non possono per esempio essere completamente immerse in un secchio d’acqua, si usa innestare un tampone di lana sulla bacchetta di pulizia che agisce da stantuffo di aspirazione ed espulsione dell’acqua dal vivo di culatta e dal foro di vampa.

Il segnale che la canna è libera dai residui si ha quando si osserva che l’acqua in fuoriuscita è perfettamente pulita.

Una volta risciacquati i componenti si rende necessario rimuovere ogni traccia d’acqua, con stracci e, se ne si dispone, l’ausilio di un compressore. Anche gli asciugacapelli sono ottimi per quest’uso.

Per togliere i residui di piombo dalle canne rigate si possono utilizzare gli stessi metodi utilizzati sulle armi moderne ma ricordiamo che il fenomeno degli impiombamenti è in generale, nelle armi a polvere nera, contenuto: le pressioni sviluppate sono relativamente basse, così come le velocità alla bocca dei proiettili.

Certo, in presenza di sintomi inequivocabili, una pulizia ancora più accurata non può fare che bene.

Seguendo dunque poche, semplici regole le armi saranno sempre in perfetta efficienza.

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