AVANCARICA E SICUREZZA

AVANCARICA E SICUREZZA

La sicurezza è alla base del divertimento. All’origine di essa l’autodisciplina, che ci impone di ben conoscerei sistemi d’arma che si utilizzano e di conquistare, attraverso lo studio e l’esercizio, la destrezza necessaria a scongiurare incidenti. La pratica garantirà poi i risultati.

di G.Tansella

Ogni arma ha i propri cultori e, in un certo senso, verrebbe da affermare che sia possibile, conoscendone il tipo ed il modello, indovinare le attitudini sportive del suo possessore.

Siamo sicuri però che le armi ad avancarica, in ragione dell’apparente lentezza delle manovre di caricamento, siano da associare, automaticamente, ad una clientela anziana?

Dal nostro punto di vista basta informarsi sufficientemente per scoprire che l’elemento della lentezza ha una determinata ragion d’essere ed è funzionale alla sicurezza nei poligoni.

Prima di giudicare, dunque, occorre studiare e capire: la lentezza nell’uso delle armi ad avancarica serve a garantire la sicurezza di noi stessi e di chi si diverte insieme a noi, senza che sia pregiudicata la possibilità, nelle sedi opportune, di praticare forme di tiro caratterizzate da una componente dinamica più accentuata, sempre entro una cornice di sicurezza adeguata.

Tutto inizia, tuttavia, con lo studio dei manuali d’istruzione, le ispezioni, le verifiche, le piccole operazioni da effettuare fin dal momento in cui uno strumento di tiro entra in casa.

Di seguito, dunque, una sintetica trattazione dedicata alla predisposizione ed al maneggio sicuro delle armi ad avancarica, compresa la descrizione di qualche piccolo trucco volto a “facilitare la vita sul campo” dei tiratori.

LA SICUREZZA SUL CAMPO INIZIA CON I CONTROLLI CASALINGHI

Affrontare l’argomento della sicurezza nell’uso delle armi vuol dire dedicare dei cenni descrittivi alla loro “vita casalinga”, premesso che in passata sede abbiamo accennato alla necessità di eliminare dagli strumenti di tiro, prima delle sessioni d’uso, ogni traccia di sostanza conservativa, al fine di scongiurare fastidiosi malfunzionamenti durante le sessioni a fuoco.

Oltre a tale finalità specifica i cicli di pulizia sono utili a conoscere gli elementi costruttivi fondamentali delle armi ad avancarica, in modo tale da padroneggiare perfettamente una parte delle tecniche di intervento in poligono qualora se ne presentasse la necessità.

Le armi appena fabbricate, prima di essere confezionate, vengono dunque cosparse di grasso conservativo al fine di prevenire l’ossidazione delle parti metalliche o il danneggiamento dei legni nel malaugurato il manufatto dovesse bagnarsi od essere malamente conservato ma, una volta a casa, è consigliabile procedere allo smontaggio ed alla pulizia.

Attraverso questa pratica, da eseguirsi consultando gli appositi manuali d’uso e manutenzione dedicati, è possibile familiarizzare con i sistemi di scatto e percussione, con quelli di innesco, con gli accessori.

Per togliere le sostanze conservative non è obbligatoria l’esecuzione di un vero e proprio lavaggio mentre è consigliabile procedere allo smontaggio, alla pulizia, al controllo della funzionalità del sistema di scatto e percussione premesso che tale verifica dovrebbe essere effettuata anche in armeria, prima della vendita.

PREDISPOSIZIONE AL FUOCO

Il controllo del funzionamento delle armi con acciarino a capsula sono semplicissime e, in sostanza, è necessario verificare che il luminello, cioè l’elemento meccanico cavo sul quale si montano le capsule d’innesco, sia perfettamente libero e “secco”.

Le armi con acciarino a pietra devono invece essere appositamente preparate e controllate.

Oltre alla pietra focaia sommariamente sagomata è necessario procurarsi i morsetti in piombo e lo spillone, accessorio che in fase di caricamento si inserisce nel focone per proteggere la carica di lancio da un eventuale cascata si scintille provocata da uno scatto accidentale ma che, in fase di preparazione, può essere utilizzato per serrare con più facilità la vite di stretta delle ganasce del cane.

Utile anche un martello per sagomare l’estremità della selce realizzato in ottone, in modo tale da eliminare la produzione di scintille.

E’ fondamentale utilizzare la massima cautela nel maneggio della pietra focaia poichè le schegge di selce sono estremamente affilate e taglienti.

Osservata di lato la pietra ha una forma triangolare, e la cuspide deve essere rivolta verso la martellina.

Poiché non è possibile sagomare finemente la pietra né serrarla con eccessiva forza tra le ganasce del cane si utilizzano dei morsetti in piombo, adeguatamente incurvati, per avvolgere la pietra e favorire la presa delle ganasce, che si serrano agendo sul vitone con la testa sulla sommità del cane.

Per stringere la vite, che ha testa sferica, si usa inserire una leva, costituita per esempio dal gambo dello spillone, nel foro che la attraversa.

Montata la pietra occorre verificare con attenzione l’allineamento della sua estremità anteriore con la sezione posteriore piatta della martellina. Tramite il martelletto è possibile correggere le imperfezioni.

Eseguito il montaggio si eseguono delle prove “in bianco”, senza cioè versare il polverino nel bacinetto né, ovviamente, il propellente in camera di scoppio.

Il flusso di scintille deve essere istantaneo e copioso, a garanzia di una sicura accensione.

Sottolineiamo infine che l’usura della pietra e, dopo un elevato numero di cicli di lavoro, della martellina, impone dei periodici controlli e, se necessario, degli interventi di piccola manutenzione.

Per le armi a percussione consigliamo invece le prove di accensione sulla linea di tiro poiché tale operazione, oltre ad essere abbastanza rumorosa (dal rumore si può capire se il luminello è libro oppure otturato), è rapidissima.

SICUREZZA IN OGNI LUOGO

Affrontare il tema della sicurezza nell’uso delle armi ad avancarica vuol dire, prima di tutto, riflettere sul luogo che ospita le sessioni a fuoco poichè dalle caratteristiche di questo dipende la pianificazione delle manovre di fuoco.

A caccia o nei poligoni in aperta campagna sarà necessario comportarsi in un certo modo mentre nei poligoni artificiali sarà necessario comportarsi in un altro.

In questi luoghi, soprattutto, il primo aspetto della sicurezza è garantito dalle loro caratteristiche costruttive, dalle norme di comportamento stabilite dalla direzione di poligono e, soprattutto, da una scrupolosa pianificazione della predisposizione, del maneggio e degli interventi sul sistema d’arma, sul munizionamento, in sede di manovra vera e propria dello strumento di tiro.

In ogni luogo, tuttavia, prima ancora del rispetto delle regole deve regnare la calma e la serenità. Senza la predisposizione mentale giusta è meglio evitare di dedicarsi al tiro.

ED IN CASO DI MALFUNZIONAMENTO?

Che ci si trovi in campo aperto oppure in pedana al poligono occorre essere metodici nell’eseguire le manovre di caricamento, posto che per agire nella massima sicurezza è fondamentale pianificare attentamente le proprie azioni ed i propri gesti, comprese le procedure di “recupero” di un’arma non funzionante in condizioni di pronta al fuoco.

Può capitare, se non si è prestata abbastanza attenzione nelle operazioni di pulizia e preparazione, il caso di una mancata accensione istantanea.

In questo caso possono verificarsi due eventi diversi: il primo è costituito da un’accensione ritardata, che consiste nell’attivazione del propellente entro circa un minuto dalla fase di innesco; il secondo da una mancata accensione vera e propria.

La procedura standard per affrontale tale evenienza è la seguente: l’arma deve rimanere imbracciata saldamente con la volata in direzione del bersaglio per circa un minuto. Se non succede nulla si può ripetere l’operazione di caricamento e, nel caso di una nuova “cilecca”, si procede con la disattivazione dell’arma, sempre avvisando della condizione di emergenza il direttore di tiro se ci si trova in un poligono.

La prima delle operazioni di recupero è la disattivazione del propellente, che si effettua introducendo nella camera di scoppio un’apposito solvente: tale azione presuppone l’utilizzo del canale di comunicazione costituito dal focone o dal luminello, che deve essere smontato.

Dopo aver versato il solvente nella camera di scoppio, controllando la sua corretta penetrazione attraverso il canale di vampa, si attendono vari minuti, per essere sicuri che l’inibizione riguardi la totalità delle sostanze deflagranti.

Nel frattempo si prepara l’astina multi-funzione per la trafilatura della palla e la sua estrazione dalla volata: si monta l’impugnatura in assetto trasversale rispetto al gambo dell’asta e, all’estremità opposta, l’apposito puntale.

Occorre poi posizionare il cane dell’arma in monta di sicura, poggiare il calcio dell’arma in appoggio sul pavimento ed inserire l’asta nella canna fino a toccare il proiettile bloccato in camera.

A questo punto, imprimendo una certa pressione sull’impugnatura dell’asta, la si ruota in senso orario infilzando letteralmente il proiettile con il puntale in acciaio.

Quando la trafilatura è completa si ribalta l’arma portando la volata al terreno si trattiene l’impugnatura a terra con i piedi e si tira l’arma verso l’alto.

Quando la palla è completamente estratta si procede con il cava stracci per rimuovere l’eventuale pezzuola (l’evento è abbastanza raro poiché essa tende ad essere perforata dal puntale di trafilatura) e si svuota la polvere.

A questo punto si ripete il ciclo di pulizia, si effettuano i controlli e si ripete il caricamento.

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